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Un oceano di magma nel cuore della terra?

Recenti studi di ricercatori francesi hanno ora "scoperto" un oceano di magma molto denso ma allo stato fuso tra mantello e nucleo, a 2.900 km di profonditá.

Durante la nascitá della terra materiale fuso piú pesante si é raccolto al limite mantello-nucleo terrestre, mentre la crosta rappresenta materiale siliceo relativamente leggero. Il nucleo al contrario é composta  principalmente da composti pesanti di ferro e nickel. Il nucleo esteriore é rimasto allo stato liquido, mentre quello interno si é solidificato nel corso di millioni di anni. Il mantello rappresenta una forma intermedia, dato che il calore in esso é leggermente sotto il punto di fusione del materiale, ma allo stesso tempo possibilitá il materiale di "scorrere".

 

Recenti studi di ricercatori francesi hanno ora "scoperto" un oceano di magma molto denso ma allo stato fuso tra mantello e nucleo, a 2.900 km di profonditá. Questo "oceano" potrebbe avere un´importante ruolo, insieme al flusso convettivo del resto del mantello, nella generazione del campo magnetico terrestre. Questo strato potrebbe inoltre fungere da "deposito" di elementi incompatibili in cristalli di Olivina (il minerale principale del mantello terrestre), spiegando la differenza geochimica osservata tra il mantello esteriore e meteroiti (che vengono considerati la materia prima da cui é nata la terra). L´alto contenuto di elementi radioattivi, e la produzione di calore risultante, potrebbe spiegare inoltre anche  il fatto che il materiale sia ancora fuso dopo 3 miliardi di anni.

Questa zona secondo un altro studio di dati seismici e petrologici potrebbe rappresentare la "tomba" delle placche di crosta terretsre. Il materiale relativamente freddo delle placche che discendono nel mantello, copre il nucleo, ed spinge il materiale piu vecchio e piu caldo insieme, provocando la nascita di un superplume (pennachio magmatico), che sale ed crea intenso vulcanismo sulla superficie della terra, concludendo il cerchio, e creando nuova placca oceanica.

Nature, Vol. 450, pag. 866-869

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